"Vengo anch'io! Sì, tu sì": trasporto atleti e inclusione nel progetto dell'Associazione Baskin
Tra i tanti progetti finalizzati all’inclusione sociale sostenuti da Fondazione, “Vengo anch’io! Sì, tu sì” è stato presentato dall’Associazione Baskin proprio per facilitare il trasporto degli atleti agli allenamenti e alle partite. Venendo così incontro alle esigenze delle famiglie e puntando sull’autonomia maggiore possibile dei ragazzi e delle ragazze disabili. A decine impegnati nelle 14 squadre attive nel cremonese.
Il progetto di Associazione Baskin ha ricevuto così da Fondazione Città di Cremona un finanziamento complessivo di 2500 euro. Fondi che, nell’intento dei volontari e dei responsabili, aumentano ancor di più lo spirito di squadra tra gli atleti, disabili e non, maschie e femmine. Più tempo passato insieme, a stretto contatto anche fuori dal campo. Ennesimo antidoto che questo sport ha prodotto sin dalla sua fondazione contro il rischio di isolamento dei ragazzi più fragili. Siamo nei primi anni Duemila, alla scuola media Virgilio, quando un genitore, Antonio Bodini, e un prof di ginnastica, Fausto Capellini, (oggi presidente e vicepresidente dell’Associazione Baskin) hanno iniziato a pensare a uno sport davvero inclusivo.
E lo si nota assistendo alle partite organizzate a Cremona nella palestra Barbieri di via XI febbraio. Il Baskin, con due canestri aggiuntivi ai lati del campo, non si riassume certo in uno sport per disabili. «Giocare tutti insieme non solo è possibile, ma è anche divertente. Questo è il nostro messaggio». Insieme a Bodini sono in tanti sugli spalti per le prime partite del campionato di Baskin 2017/2018 della sezione Lombardia Sud-Est. Competizioni dove, tra agonismo e fair play, chiunque può fare la differenza. Qualsiasi giocatore che, sulla base delle proprie capacità, viene messo nelle condizioni di dare il proprio 100%.
Con il progetto “Vengo anch’io! Sì, tu sì!” sostenuto da Fondazione, l’Associazione Baskin sostiene le spese necessarie per le proprie attività. Aggiunge Bodini: «Uno dei servizi che crediamo di aver fatto per la società è stato dimostrare che l’inclusione dentro e fuori dal campo non è affatto un’utopia». Più difficile invece la collocazione del Baskin nel mondo dei comitati. «Siamo come in un limbo - spiega Antonio Cigoli, coordinatore della sezione Lombardia Sud-Est - perché non rientriamo né nel Comitato Olimpico Internazionale, né nel Comitato Italiano Paralimpico». Ecco dunque il passaggio culturale necessario che le voci del Baskin reclamano: giocare tutti, insieme, è prima di tutto sport.