27/08/17

Il Palazzo della Carità, la nostra casa

La Fondazione Città di Cremona è l’ultimo tassello di un mosaico composto dalle opere benefiche e dai volti degli uomini e delle donne che, dal Medioevo in poi, hanno spinto un altro cremonese come Fiorino Soldi a parlare di una vera e propria “dinastia di benefattori” all’ombra del Torrazzo. Il Palazzo della Carità in Piazza Giovanni XXIII è la sua casa.

 

Eretto a fine Seicento di fronte all’Ospedale Maggiore l’edificio è ancora oggi sorretto da sei colonne marmoree. A farne in origine la propria sede fu il Consorzio della Donna, tra i più antichi a Cremona insieme al Consorzio di Sant’Omobono. Numerosi gli esempi di assistenza ai poveri come la distribuzione del pane ai bisognosi sotto il porticato dell’edificio. Nell’opera celebrativa La carità di Cremona (edita nel ’59) Fiorino Soldi descrive la facciata del Palazzo, ne racconta le esperienze e le opere custodite. Eredità, lasciti, terre, case e averi che centinaia di cremonesi consegnarono come gesto di carità verso gli affamati e gli orfani.

 

Il Palazzo della Carità - lo ribadisce Soldi nel suo libro - “può veramente essere considerato il sacrario delle più gloriose, benemerite e sublimi opere umanitarie cremonesi”. Oggi è la Fondazione Città di Cremona a proteggere e valorizzare il testimone di questa staffetta quasi millenaria. Cominciata idealmente con Omobono Tucenghi, “esponente dei mercanti” distintosi da laico come uomo caritatevole, il quale, due anni dopo la sua morte avvenuta nel 1197, venne santificato da Innocenzo III. Figure come queste e i consorzi che a loro volta ispirarono fecero per secoli da barriera tra i bisognosi e le crisi - dalle invasioni alle pestilenze - che colpirono Cremona.