Novità ed eventi

03/07/20

PREMIO BARBIERI 2020/4: PER GLI AMICI DI ROBI UNA NUOVA SCOMMESSA (VINTA)

Il blocco di tutte le attività sportive e degli eventi musicali rischiava di lasciare inattivi troppo a lungo i ragazzi degli 'Amici di Robi'. Per questo Federico Medagliani, presidente dell'associazione che ha trasformato un torneo di street basket di quartiere in un evento nazionale e ha infiammato le notti estive al parco al Po con il Tanta Robba Festival, non ha avuto dubbi nel proporre ai ragazzi di dare una mano alla rete di CremonAiuta. Nello spirito che da sempre contraddistingue questa associazione: entusiasmo, empatia e tanta positività nell'affrontare anche i momenti bui.
Il 'via' all'impegno è venuto quando in associazione si sono resi conto che era proprio impossibile, quest'anno, dare vita all'evento già pronto a partire, il St.Patrick's Day, lo scorso febbraio. "Mi è arrivato un messaggio, se potevamo consegnare birra", ricorda Federico. "Ho capito che forse potevamo metterci a disposizione anche per fare qualcosa di più utile e abbiamo chiesto all'assessore Viola". L'incarico è stato quello di recapitare i pasti pronti preparati presso il Bon Bistrot (e poi al Seminario) presso le abitazioni di persone anziane e fragili servite dalla cooperativa Varietà, che aveva molti soci - dipendenti impossibilitati per malattia o altro.
Un servizio che ha impegnato sette giorni su sette, con una ventina di utenti per giorno. Mente organizzativa è stata Letizia Kakou, educatrice, 28 anni il prossimo dicembre, da un anno socia degli Amici di Robi, che di settimana in settimana ha incrociato i turni senza mancare di mettersi sempre in servizio per prima quando serviva.
Tra i volontari segnalati per il premio Barbieri, oltre a lei c'è Stefano Ferrari, 27 anni, studente in Ingegneria Meccanica a Parma e Federica Maccagnola, stessa età, addetta alle vendite in un negozio di telefonia, che dai primi di marzo non ha mai saltato un turno e considera gli anziani del suo giro come se fossero i suoi nonni. Per tutti, a turno, partenza dalle cucine del seminario e poi per tre ore circa, il giro dei 'clienti' abituali, con cui sono nate storie di affetto e amicizia.

"Mettersi a disposizione della comunità è stata un’esigenza fisiologica", racconta Paola, segretaria dell'associazione. "Sinceramente questo tipo di volontariato sta restituendo più a noi, emozionandoci ogni volta che una persona anziana ci ha aperto la porta con il sorriso nel vederci, con quella timida felicità che si prova nell’aspettare una visita gradita, probabilmente l’unica della giornata".
Un impegno che ha visto unirsi caratteri diversi e li ha resi più amici nel condividere quei viaggi da una casa all'altra percorrendo strade deserte e spesso sconosciute: Stefano, ad esempio, non aveva mai fatto altro volontariato se non all'interno del Tanta Robba. "Come addetto alla 'cambusa', dice ridendo, "ma lì siamo in tanti a collaborare, è impossibile conoscersi tutti, a volte sono solo numeri su whatsapp. Qui è stato diverso, non pensavo di trovarmi subito così a mio agio, invece mi è venuto tutto naturale, forse anche per il momento particolare che vivevamo e per la causa. Tre ore in macchina tutte le mattine aiutano a familiarizzare".

Tra i tanti utenti per cui questi ragazzi erano diventati presenza fissa, alcuni resteranno sempre in mente: come 'la Vitto', una signora di 94 anni, una tosta, che aveva sempre lavorato in vita sua e raccontava aneddoti e storie sulla sua gioventù, il marito, i figli. "La nostra presenza era una gioia per lei, ci ringraziava perchè portavamo una ventata di felicità. 'Buona giornata, come verrei volentieri con voi', ci diceva".
La 'Vitto' è entrata anche nel cuore di Federica, che è riuscita a conciliare il volontariato con i turni di lavoro a mano a mano che questo riprendeva: "Portava i suoi anni egregiamente, ci ripeteva tutti i giorni l'aneddoto in cui il marito le diceva, quando era ancora in vita, 'te seét de sbàter in dèl bidoòn del rud' e la nostra risposta era sempre che tutti avremmo fatto la firma ad arrivare ai 94 come lei".
Tra tanti sorrisi, anche qualche amarezza: "C'è stata una persona che ci rispondeva un po'stizzita se non arrivavamo all'ora giusta, perchè diceva che poi doveva uscire", racconta Stefano, "poi magari si arrabbiava se nella scatola c'era il pane integrale invece di quello normale, in quanto diabetico ... ma niente di traumatico".

"A volte è stato anche difficile osservare le regole - aggiunge Federica - sapevamo bene di non dover entrare in casa, però c'erano persone che magari non avevano neanche la forza di prendere le scatole, bisognava proprio avvicinarsi, oppure si sorreggevano con il bastone e non c'era modo di fare la consegna a distanza. Ho visto anche situazioni in cui
mi chiedevo, vedendo certe persone, come facessero a stare da soli e purtroppo qualcuno, o perchè caduto o a causa del Covid, non è più stato in grado di stare in casa".
Qualche timore di subire il contagio c'è stato: "Ho avuto gli zii ricoverati - dice Stefano - in effetti in qualche momento ho pensato al rischio, ma è durato poco, e poi eravamo protetti, si sudava tantissimo dentro quel camice. Se non lo facciamo noi a 27 anni, mi sono detto, chi dovrebbe farlo?".
"Da tutto questo abbiamo solo guadagnato, non abbiamo rinunciato a niente", afferma Letizia."E' stato anche un modo per rimanere attaccati alla realtà" aggiunge Federico. "Parecchie persone si sono aggiunte nel tempo, in tanti ci hanno chiesto di poter dare una mano. C'è molto dell'atteggiamento di Roberto (Telli) in quello che abbiamo fatto in questa occasione. Il piglio di tutti i volontari è sempre lo stesso di tutte le altre nostre iniziative: cercare di mettere a proprio agio la persona che hai di fronte, che sia un 18enne che vuole vedere un concerto o un anziano. Sono convinto che le persone che si mettono in gioco con noi hanno connaturata questa carica emotiva ed empatica, anche nell'approcciarsi a degli sconosciuti. Mettere a proprio agio le persone era una grande dote di Roberto, noi cerchiamo di fare lo stesso. E' curioso che in questo gruppo ci sia gente di 18 anni, di 40, gente che ha tre lauree e altri che magari non hanno finito le medie ... tanta diversità ma con qualcosa che li unisce".
"Siamo riusciti a portare tanto del paradigma 'Tanta Robba' anche in questa situazione 'strana'.
Dopotutto il desiderio di superare la tristezza per la perdita di un amico è quello che ci ha fatto mettere in piedi il torneo tramutando la paura in qualcosa di positivo. Anche con l'emergenza sanitaria è successo qualcosa di simile: siamo in un momento di difficoltà, cerchiamo di fare qualcosa che ci aiuti a costruire".

Questi gli altri ragazzi under 28 che hanno dato la massima disponibilità nei vari turni di consegna: Luca Balla, Zamble Bi Denson, Gabriella Petrina, Chiara Sbruzzi, Anca Verde, Angelica Bonavita, Matteo Zametta.
"Siamo molto orgogliosi e grati di avere in Associazione persone dotate di questo spirito, sono la nostra forza e sprone a buttare sempre un po’ più in la il cuore oltre l’ostacolo".

GUARDA QUI IL VIDEO REALIZZATO DURANTE IL LOCKDOWN DA CREMONA1 TV

02/07/20

PREMIO BARBIERI 2020 /3 LA CITTA' DELL'UOMO: SPESA E MASCHERINE A DOMICILIO

Sono 10 i giovani segnalati dall'associazione Città dell'Uomo dal presidente Giuseppe Ballestriero per l'impegno mostrato durante la fase più dura dell'emergenza Covid. Ecco le testimonianze di tre di loro, ragazzi che hanno dedicato il proprio tempo e le proprie energie nell'ambito della rete CremonAiuta, a favore di chi durante il lockdown non aveva contatti con il mondo esterno.
Francesca Nassano, 24 anni, si è appena affacciata al mondo del lavoro. Da poche settimane lavora nell’ufficio marketing di un’azienda, "ma durante la pandemia ero una stagista disoccupata. Ho anche un secondo lavoro: faccio la hostess allo stadio Zini per la U.S.Cremonese. Il mio hobby (e a volte anche questo diventa un lavoro) è la danza, che pratico in una scuola di Cremona e in un’agenzia a Milano". Il suo ultimo impegno in questo settore era stato a gennaio, quando ha partecipato a un video musicale dei Pinguini Tattici Nucleari. Appena in tempo di finire le registrazioni e poi tutto è cambiato.
"Mi sono resa conto che c'era un grande bisogno di aiuto da parte di noi giovani. Tramite la Città dell'Uomo ho contribuito ad organizzare la distribuzione dei buoni spesa presso il POIS del Comune, alla preparazione delle mascherine, dividendole per i vari quartieri e quindi alla loro distribuzione. Poi, con gli altri ragazzi, abbiamo preparato gli scatoloni per le varie associazioni presso la Protezione Civile e ho fatto la spesa per le persone in difficoltà". Questa non è stata la prima esperienza di volontariato di Francesca, che durante l’università aveva collaborato ad un laboratorio teatrale presso la Casa dell’accoglienza. Ma il volontariato in pieno periodo Covid è stato una cosa diversa: "Un episodio che mi ha colpito è stato quando la guardia della Lidl, il supermercato dove andavamo a fare la spesa con l’associazione, ci ha donato tanto cibo per le famiglie in difficoltà e ci ha ringraziati per ciò che stavamo facendo, dicendoci un detto del suo Paese d'origine: 'La soluzione per l’uomo è l’uomo'".
"Una cosa bellissima da aggiungere è che anche il mio fidanzato ha fatto volontariato con me a La Città Dell’Uomo. Ci siamo visti sempre con i guanti e la mascherina, a distanza e solo durante l’attività di volontariato... ma almeno ci siamo visti! Le richieste per fare volontariato erano tantissime, sono felice e fiera della risposta che la cittadinanza ha potuto avere. Le associazioni (non solo noi volontari) sono state presenti, pronte, instancabili, lavoravano tutto il giorno. Sono davvero felice di aver fatto parte di questo progetto, che mi ha aiutato anche a conoscere tante persone".

Martina Pedrini ha 25 anni e si divide tra Cremona e Milano dove ha studiato all'università. Parte subito con un record: è stata una delle primissime laureate per via telematica, il 10 Marzo, appena scattato il lockdown, guadagnandosi la laurea magistrale in Chimica Industriale, con 110/110. "Ero nella mia stanza a Cremona e avevo al mio fianco solo i miei genitori", racconta. "A causa della pandemia e della quarantena, lo stage che dovevo iniziare a Milano in una azienda farmaceutica, prima di iniziare il dottorato in chimica, è saltato e mi sono ritrovata ad avere parecchio tempo libero a disposizione.
Non ho esitato nemmeno un momento a mandare la richiesta per fare la volontaria presso il Comune di Cremona, nonostante l'incertezza e la paura che ci circondava alla fine di marzo/inizio aprile.
Oltre alla richiesta fatta al comune di Cremona, ho mandato la mia candidatura anche alla Croce Rossa di Cremona che cercava volontari temporanei per il servizio di Pronto-Farmaco e Pronto-Indumenti. Una sera di inizio aprile mi chiama Pino (Giuseppe Ballestriero) e il mattino dopo ero in Comune per aiutare gli impiegati nell'erogazione dei buoni spesa per le persone più in difficoltà. In quelle settimane l'agitazione era percepibile, sia per le norme di sicurezza e distanziamento che dovevamo mantenere, nuove e strane per tutti, sia per dover affrontare un servizio da portare a termine in velocità, ma tracciando ogni passaggio. Dopo questo, ho percorso quasi tutte le vie di Cremona, civico per civico, a lasciare le mascherine ad anziani singoli, coppie di anziani e successivamente a famiglie". C'è un episodio che ha colpito di più Martina: "Una signora sugli 80 anni, che viveva da sola e da diverse settimane non aveva contatti con nessuno, vedendo me e la mia compagna si è messa a piangere e ci voleva offrire tutti i dolci che aveva in casa per poter passare 5 minuti con noi a chiacchierare".
Martina sta continuando l'impegno con l'associazione, procurando la spesa per le famiglie in difficoltà. Non è nuova al volontariato: negli anni del liceo ha partecipato ai servizi pasquali della Caritas a Roma per distribuire i pasti alle persone senza tetto.
"In questo momento ho fatto domanda per una posizione di dottorato, ma continuo a dare il mio supporto sia alla Città dell'uomo sia alla Croce Rossa nelle attività richieste per la fase2: a dire la verità ho trovato due nuove famiglie fantastiche!".

Andrea Busseti ha 21 anni, ha studiato cucina presso l'istituto alberghiero di Salsomaggiore Terme e lavora come aiuto cuoco in un ristorante a Castelvetro Piacentino. Ha iniziato a fare volontariato per aiutare durante l'emergenza Covid, dato che era in cassa integrazione e "non mi andava di stare in casa con le mani in mano. Questa esperienza totalmente nuova per me è stata davvero magnifica, poter aiutare le persone, conoscere nuovi ragazzi e adulti è stato davvero travolgente e mi ha portato davvero tanta gioia nel cuore.
"Ho svolto diversi compiti durante le settimane da volontario, iniziando a fare spese e portarle a domicilio alle persone più bisognose di aiuto, passando in seguito all'imbustamento e distribuzione dei buoni pasto ed infine all'imbustamento e distribuzione di mascherine casa per casa. E' stata davvero una bella esperienza che mi riprometto di ripetere in futuro se ce ne fosse bisogno. E mi ha insegnato che a volte bastano piccoli gesti per fare felice una persona".

Mattia Gramuglia, volontario di CremonaAiuta, si trova nel bel mezzo della sessione d’esami (studia Ingegneria Meccanica al Politecnico di Milano) quando trova il tempo di risponderci. Ha 23 anni, vive a Cremona e ama viaggiare, soprattutto se in sella alla sua motocicletta.
Anche lui come i compagni, ha contribuito nell'acquisto e consegna della spesa per chi non poteva uscire di casa e successivamente ha fatto il 'porta a porta' per la distribuzione delle mascherine fornite dal Comune di Cremona.
"Questo non è stato il primo approccio al volontariato", spiega. "Sono stato un Rotary Exchange Student negli USA quando ero in quarta superiore e lì avevo già avuto l’opportunità di svolgere attività di servizio. Ad esempio avevamo caricato un container con stampelle e altro materiale da spedire in Africa e andavamo nelle case di persone poco abbienti per aiutarle a mettere in ordine e fornire assistenza.

"Una cosa che mi ha colpito molto sono stati gli sguardi riconoscenti di molte persone durante il servizio; e soprattutto una persona che mi chiese come mai fossi lì a fare il volontario pur essendo così giovane. Personalmente mi sono sempre chiesto l’opposto, ovvero come mai ci fossero anche persone parecchio più anziane di me a svolgere volontariato nonostante in quelle circostanze la loro fascia d’età fosse una di quelle più a rischio a causa del Covid-19".
Il gruppo di giovani della Città dell'Uomo è tra i più numerosi tra quelli che hanno preso parte alla rete di CremonaAiuta, in molti casi venendo a contatto per la prima volta con La Città dell'Uomo. Voglia di rendersi utili e insofferenza per l'essere costretti all'inattività durante il lockdown sono state le molle che hanno spinto tutti loro a vincere le resistenze dei genitori - inizialmente preoccupati dei rischi sanitari - e uscire di casa, mentre il mondo degli adulti perdeva molte delle sue sicurezze. Ecco gli altri volontari: Sara Melis, Stefano Camozzi, Benedetta Carini, Andrea Corbari, Amanda Mormile, Mahmoud Kahmis.

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30/06/20

CONSEGNATI I PREMI BARBIERI, IL SINDACO AI GIOVANI: 'DA VOI UNA LEZIONE AGLI ADULTI'

Cerimonia all'aperto per la consegna dei Premi alla memoria di Attilio Barbieri, questa mattina presso il Giardino di casa Barbieri Raspagliesi di via 11 Febbraio 58. 52 i ragazzi tra i 18 e i 28 anni segnalati dalle associazioni che hanno preso parte alla rete CremonAiuta, creata dal Comune durante l'emergenza Covid: Croce Rossa Italiana, Croce Verde, La Città dell'Uomo, Gli Amici di Robi, Auser Volontariato comprensorio Cremona, Focr Federazione oratori cremonesi. Ciascuna associazione ha ricevuto un assegno di 2.000 euro, ma soprattutto la soddisfazione di aver contribuito ad alleviare una situazione che per tante persone costrette a casa poteva diventare davvero insostenibile. Consegna a domicilio dei pasti, della spesa, dei farmaci, distribuzione casa per casa delle mascherine, trasporto ammalati, ma anche più semplicemente alleviare la solitudine di anziani e persone fragili: queste le attività principali in cui sono stati occupati.

Ad aprire la cerimonia è stato Lamberto Ghilardi, segretario generale della Fondazione Città di Cremona che amministra il lascito Barbieri e componente della commissione valutatrice insieme alla presidente della Fondazione, Uliana Garoli, dall'assessore al Welfare Rosita Viola, dal delegato del Vescovo Mons. Ruggero Zucchelli, dalla vice preside del liceo Manin Di Vita.

"Ogni anno - ha spiegato Garoli - con molto piacere ricordiamo Attilio Barbieri, un giovane caduto per mano delle truppe di occupazione quando la guerra stava finendo. E lo ricordiamo con un premio, derivante dal lascito dei genitori, nato come premio alla 'bontà, concetto che però ci sembrava un po' troppo vago e che abbiamo deciso di tradurre in quello che oggi qui voi rappresentate, ovvero l'impegno sociale, civile e nel volontariato. L'esempio di quest'anno, la messa in moto di queste energie nella rete CremonAiuta, ci ha indicato subito la direzione da dare a questo premio e per questo la commissione, in pieno accordo ha deciso di semplificare le procedure chiedendo direttamente alle associazioni coinvolte di segnalarci i giovani, senza aprire bandi". Una menzione è stata riservata anche a tutte le altre realtà associative che per ragioni di età, sono rimaste fuori da questo riconoscimento. Significativa anche la scelta del luogo di consegna del Premio: il giardino del Centro integrato per anziani Barbieri, gestito da Cremona Solidale e di casa Raspagliesi, di recente ristrutturata dalla Fondazione con 10 nuovi appartamenti a canone calmierato. Un giardino che funge anche da collegamento con Civico 81 di via Bonomelli, dove si svolgono le numerose attività delle cooperative del consorzio Il Sol.co., oggi rappresentato dalla presidente Giusy Biaggi e da Simona Saletti.

"E' commovente vedere questo spettacolo - ha poi detto il sindaco Galimberti rivolto ai giovani - di così grande forza da parte di tutti voi, siete un segno di speranza grandissimo, insieme ad altri segni, come ad esempio la nascita di 15 bambini in poche ore e i tanti matrimoni che abbiamo prenotato per settembre in Comune". Galimberti ha poi posto l'attenzione sul futuro: "Siamo migliorati davvero dopo il Covid? Non so, soprattutto noi adulti. Secondo me, al contrario di quello che molti dicono dei giovani, siamo noi adulti a rappresentare spesso un problema. Oggi abbiamo il dovere della memoria, di ricordarci quello che quei giorni hanno rappresentato. La domanda è: le fragilità resteranno al centro della nostra comunità? Lo spirito di volontariato che avete interpretato riuscirà ad entrare anche nel mondo del lavoro, della politica, dell'economia? Quando toglieremo le mascherine, la capacità di avere un rapporto reale tra di noi rimarrà o no? Il periodo che abbiamo attraversato ci ha fatto capire ciò che davvero conta".

Un'altra mattonella, realizzata da Umberta Robusti Gennari, infine è stata apposta sul 'muro degli amici', come ringraziamento a CremonAiuta, a ricordo dell'impegno di un'intera comunità e dei suoi giovani in un momento di grande bisogno. Si trova accanto  quella degli altri benefattori che con piccole e grandi donazioni stanno contribuendo all'abbellimento di quest'area verde aperta al pubblico: tra le ultime arrivate, quella di Cassa Padana, oggi rappresentata dal direttore Fabio Tambani.

ELENCO DEI VOLONTARI SEGNALATI

CROCE VERDE Corpo Volontari Pubblica Assistenza
Presidente Luciano Grazioli
GIOVANI SEGNALATI:
Aglio Letizia
Aglio Roberta
Amighetti Sebastian
Capelli Marta
Chicchini Jessica
Di Battista Ilenia
Erbi’ Angela
Ferrari Roberto
Frige’ Filippo
Grazioli Samuele

FOCr Federazione Oratori Cremonesi
Presidente don Paolo Arienti
GIOVANI SEGNALATI:
Carlino Stefano (segnalato anche da AUSER)
Dossena Filippo (segnalato anche da AUSER)
Bentivoglio Giantommaso (segnalato anche da AUSER)
Xhani Ivana
Damiani Laura

Associazione LA CITTA’ DELL’UOMO ONLUS
Presidente Giuseppe Ballestriero
GIOVANI SEGNALATI:
Gramuglia Mattia
Busseti Andrea
Melis Sara
Pedrini Martina
Camozzi Stefano
Carini Benedetta
Nassano Francesca
Corbari Andrea
Mormile Amanda
Kahmis Mahmoud

Associazione di promozione sociale GLI AMICI DI ROBI
Presidente Federico Medagliani
GIOVANI SEGNALATI:
Kakou Letizia
Maccagnola Federica
Balla Luca
Zamble Bi Denson
Petrina Gabriella
Sbruzzi Chiara
Verde Anca
Ferrari Stefano
Bonavita Angelica
Zametta Matteo

CROCE ROSSA ITALIANA Sezione di Cremona
Presidente Loredana Uberti
GIOVANI SEGNALATI:
Pini Elisa
Baronio Nicole
Rebecchi Giulia
Nolli Alessandro


AUSER VOLONTARIATO Comprensorio di Cremona
Presidente Donata Bertoletti
GIOVANI SEGNALATI:
Belli Sofia
Bentivoglio Giantommaso (segnalato anche da FOCR)
Bergogni Davide
Bozzetti Mattia
Chiavuzzo Carlo
Dizioli Giulia
Dizioli Lorenzo
Dossena Filippo (segnalato anche da FOCR)
Fa Alberto
Galluzzi Alessandro
Lazzari Valerio
Tosca Riccardo
Carlino Stefano (segnalato anche da FOCR)

 

30/06/20

PREMIO BARBIERI 2020 / 2 L'IMPEGNO DEI GIOVANI DELLA CROCE VERDE

"Queste giovani risorse sono un esempio per tutta la popolazione per il grande impegno rivolto alla comunità, e la loro grande disponibilità di tempo dedicato all'associazione in particolare durante l'emergenza Covid19". Il presidente della Croce Verde di Cremona, Luciano Grazioli, non ha dubbi sul fatto che tutti i volontari under 28 meritino un riconoscimento. Dieci quelli segnalati per il premio Barbieri: Letizia Aglio, Roberta Aglio, Sebastian Amighetti, Marta Capelli, Jessica Chicchini, Ilenia Di Battista, Angela Erbì, Roberto Ferrari, Filippo Frigè, Samuele Grazioli.
Cinque ambulanze messe a disposzione dall'associazione, tutte impegnate nel trasporto malati, fin dalle 17.15 di quel venerdì 21 febbraio, quando la Croce Verde di Cremona viene chiamata in quella che sarebbe diventata dopo qualche giorno 'zona rossa'. Su una di quelle prime ambulanze c'era Roberto, 25 anni, volontario dal dicembre 2016: "Avevamo poche mascherine Fp3, solo quelle che c'erano in dotazione per l'ordinario, nessuno pensava a una emergenza di quel tipo. Di trasporti poi ne ho fatti tanti, tra Cremona, Bergamo, sul Milanese, con turni ininterrotti di diverse ore. Molti di questi viaggi erano per liberare i reparti dell'ospedale di Cremona che giorno dopo giorno venivano destinati ai Covid. Il terrore che ho visto negli occhi di pazienti molto critici è qualcosa che non ho mai visto in tutta la mia vita". "Un caso, ricordo in particolare: il 118 ci aveva indirizzato a casa di un malato molto grave, che però si è rifiutato di salire in ambulanza: non voleva lasciare la moglie. Allora, insieme ai figli, seppure a distanza abbiamo cercato in tutti i modi di trovare ossigeno, abbiamo usato quello che avevamo in dotazione, ma ne serviva ancora. Vedevamo che la situazione si stava aggravando, la saturazione del sangue era bassa e questo poteva comportare danni cerebrali ... il respiro si faceva sempre più accelerato, mi veniva da piangere".
"Mi hanno colpito anche tanti ragazzi giovani - aggiunge Roberto - di 18, 19 anni, in brutte condizioni. Mi chiedevo come fosse possibile tutto ciò, eravamo agli inizi, si sapeva poco della malattia e secondo me anche adesso in tanti non si rendono conto della sua gravità".
Sebastian, 28 anni, rappresentante, ha avuto pure la sventura di contagiarsi ed è stato quindi in quarantena tra marzo e aprile, ma era in servizio sabato 22 febbraio. "Abbiamo subito cominciato a trasportare pazienti nei vari ospedali, il viaggio più lungo probabilmente è stato fino a Como. Mi ha molto impressionato lo sgomento dei famigliari che si vedevano portar via il malato da casa senza certezze sulla destinazione, e in alcuni casi era stato detto loro di salutare definitivamente il loro congiunto... e poi è stato straziante dover soccorrere bambini sotto l'anno di vita".
Jessica ha 26 anni, studia per diventare Oss ed è volontaria dal 2016. L'interruzione di tutte le attività scolastiche le ha fatto interrompere il corso e adesso è in attesa di inizare il tirocinio. Ma l'esperienza dei mesi passati, l'ha resa molto più forte e motivata. "Il primo trasporto che ho fatto è stato un secondario urgente, una persona con sintomi molto pesanti, dovevamo portarlo a Milano. Devo dire la verità, ero molto spaventata". Jessica si è trovata anche nella situazione in cui il paziente era un volontario della sua stessa associazione: "Era a casa sua, stava male ma non voleva farsi ricoverare. Luciano (il presidente) lo ha praticamente costretto e io ho fatto il trasporto. Quando il paziente è uno che conosci è molto diverso, non trovavo le parole per dirgli che andrà tutto bene. Alla fine è stato lui a tranquillizzarmi. Da pochi giorni ho avuto la gioia di fare il turno con lui, tornato in servizio".
Marta, 24 anni, ha effettuato soprattutto dimissioni e spostamenti. Tra le immagini che le sono rimaste in mente, quella gioiosa di una nonnina uscita dall'ospedale da campo dei Samaritani, che "mi veniva incontro trotterellando tutta contenta con la sua borsina". Ma anche meno liete, come quando da Crema ha trasportato tre persone ancora giovani, sotto i 40 anni, con destinazione Cremona: "Arrivati all'ospedale, non si sapeva in quale reparto metterli, c'era una grande confusione, abbiamo atteso in ambulanza due ore e anche noi eravamo spaesati".
I giovani della Croce Verde hanno fatto un super-lavoro anche psicologico, nell'assenza dei loro colleghi con più esperienza, rimasti a casa per precauzione o perchè contagiati. "Forse quello che mi è pesato di più in quel periodo è stato non poter vedere i miei nonni e poi avevo anche un po' paura per mia madre, che sta superando una malattia", dice ancora Marta.
Samuele, 20 anni, al primo anno del corso di laurea in Infermieristica, ha un conteggio preciso di quante ore ha passato in servizio nel periodo più intenso: "497, dal 1 marzo al 24 maggio, le ho dovute segnare per la scuola". Volontario da poco più di un anno, "i racconti più brutti me li ha portati a casa papà", Luciano, presidente dell'associazione. "Sabato 22 febbraio mi chiamano, vado con Sebastian a Casalbuttano, per un bambino di 4 anni: dopo pochi minuti ha smesso di piangere, ma la cosa straziante è stato vedere la preoccupazione della madre. Poi ricordo la frase di un signore che avevamo portato in ospedale per fare il tampone: "Spero che finisca presto - ci ha detto - lo spero per voi, non per me. Voi siete così giovani' e lo diceva con le lacrime agli occhi. Era preoccupato per noi". Ma ci sono state anche lacrime di gioia: "Quando ad esempio ho riportato a casa un signore di 85 anni, ricoverato per tanto tempo, e ad aspettarlo c'era la moglie di 90, una bellissima scena di felicità".
Tra questi giovani c'è anche chi ha fatto parte dell'equipaggio che ha fatto nascere in casa un bambino: era la notte tra il 16 e 17 marzo, la mamma era sola in casa, Covid positiva, con il marito in ospedale.
Il volontariato ha privato questi ragazzi di ore di sonno (la sala riunioni era diventata un dormitorio in quei mesi) ma non di soddisfazioni. Una delle più belle? L'applauso corale al loro indirizzo, che si è levato dalle finestre di un condominio. L'amarezza più grande? Vedere tanti loro coetanei che se ne infischiano di distanze e mascherine. E vedere quanta sottovalutazione del pericolo vi sia in alcune scene di assembramenti come quelle di Napoli.

28/06/20

PREMIO BARBIERI 2020 / 1 I RAGAZZI DELLA CROCE ROSSA

INIZIAMO OGGI A RACCONTARE LE STORIE DEI RAGAZZI CHE HANNO MERITATO IL RICONOSCIMENTO DEL PREMIO BARBIERI PER L'IMPEGNO DURANTE LA FASE PIU' CRITICA DEL COVID-19. MARTEDI 30 GIUGNO, ORE 11,  SARANNO PREMIATI PRESSO IL GIARDINO DI VIA 11 FEBBRAIO.

Elisa Pini, Giulia Rebecchi, Nicole Baronio, Alessandro Nolli. Sono i quattro giovani segnalati dalla Croce Rossa provinciale per il premio alla memoria di Attilio Barbieri, per l'impegno mostrato durante la prima fase dell'emergenza Covid, quella in cui solo le sirene delle ambulanze rompevano il silenzio irreale delle strade di Cremona e provincia. Su molte di quelle corse dalle case all'ospedale e viceversa, o a coordinare i lavori in centrale operativa, c'erano loro, ragazzi con diversa esperienza, tuttiu ugualmente mossi dal desiderio di sentirsi utili.

La veterana del gruppo è Elisa, 23 anni. Studia Medicina, è già capo equipaggio per il 118, quindi gestisce anche le emergenze, e il volontariato alla Cri è questione di famiglia. "Mia mamma è volontaria, per me è stato un passaggio naturale iniziare questo percorso, 5 anni fa. Il periodo del Covid è stato diverso da tutti gli altri. Abbiamo effettuato trasporti negli ospedali di tutta la Regione e spesso non tornavamo nemmeno in sede per il cambio turno perchè dopo ogni servizio ce n'era subito un altro. In mezzo, bisognava sanificare l'ambulanza, cambiare la tuta e tutti i dispositivi, che tra l'altro ci rendevano irriconoscibili agli occhi dei pazienti. Questo fatto ha creato problemi nel relazionarci con loro, l'unico contatto era con gli occhi, ma anche questo difficoltoso. Questa per me è stata una cosa pesante da sopportare". Turni che nella normalità sono di 6 ore, per molti giorni sono diventati di 12 ore. Una giornata di riposo e poi via di nuovo.
"Un giorno- racconta - ci siamo recati a prelevare un anziano, ci aveva chiamato il figlio che viveva nello stesso condominio ma al piano superiore e non poteva entrare nell'appartamento del padre per via dell'isolamento. Allora siamo andati noi a cercare gli indumenti del cambio e attraversando l'appartamento ho visto in un'altra stanza una bara. Era la moglie, morta poco prima. Sono rimasta senza parole: noi, persone per lui anonime e senza volto, nascosto dalle visiere, lo stavamo portando via da una persona cara ... Sono rimasta molto turbata. Non so come sia andata a finire, non ho mai cercato di saperlo per nessuno dei malati che ho assistito".
Nelle pause del servizio Elisa, come gli altri volontari si è dedicata allo studio. Ride per alleviare la tensione quando le chiediamo quale esame sta preparando: "Chirurgia e Semiotica medica, adesso comincia il bello!".

"Ma un esame può aspettare, non sono pentita di aver rinunciato a qualche ora di studio", incalza Nicole. Lei ha 21 anni, studia Infermieristica a Crema, è in Croce Rossa dal 2019, dove ha iniziato il servizio civile decidendo poi di frequentare il corso per poter effettuare il trasporto sanitario. Negli ultimi mesi si è sobbarcata anche turni di 10 ore: "All'inizio eravamo tutti un po' confusi, tra tute, maschere, visiere, guanti, tutte cose che rendono meno naturali i movimenti e ci rendono irriconoscibili ai pazienti, tanto che a volte non riuscivano a capire se eravamo maschi o femmine! Devo dire che non ho mai avuto paura, eravamo ben protetti e abbiamo seguito i protocolli di sicurezza. Forse adesso ho più paura di prima. In quelle settimane di emergenza mi è pesato non poter parlare normalmente con i pazienti".
I giovani sono stati una risorsa importante per la Croce Rossa, in un periodo in cui agli operatori ultra65enni era stato consigliato di non svolgere servizio o hanno preferito non esporre se stessi e i famigliari al contagio. Al contagio è andata vicinissima Giulia, che fortunatamente l'ha scampata, ma per un soffio, per una di quelle casualità a cui ci ha abituato questo virus che attacca in maniera tanto diversa un organismo da un altro. "Non si sapeva ancora niente del Covid, era il 20 febbraio", introduce la vicenda Loredana Uberti, presidente del comitato locale della CRI. "L'equipaggio è stato indirizzato all'abitazione di una paziente che stava male e doveva essere trasportata in ospedale. Qualche giorno dopo, la figlia ci ha informato che la mamma era deceduta ed era risultata positiva al Covid. I nostri due soccorritori erano quindi stati esposti al virus senza che nessuno potesse averne la consapevolezza. E' subito scattata la quarantena: Giulia non ha avuto conseguenze, ma l'altro membro dell'equipaggio sì. E' ancora in ospedale". 24 anni, volontaria dal 2018, studentessa di Biotecnologie, Giulia non ha aspettato un attimo, terminata la quarantena, per ripresentarsi in servizio. "A casa sì, erano un po' preoccupati ma non ho avuto dubbi. Ricordo in quelle settimane i trasporti dall'ospedale alle cliniche, erano pazienti rimasti in isolamento per tanto tempo e non sapevano nulla della situazione fuori dall'ospedale, il primo contatto con il mondo esterno eravamo noi. Speravano di tornare a casa e invece dovevano proseguire le cure, non era piacevole per loro. Ricordo anche un trasporto notturno, durante la settimana di reperibilità, di una persona non Covid che doveva essere operata al femore: lo abbiamo portato al Galeazzi di Milano, era preoccupato per questo trasferimento, d'altra parte l'ospedale di Cremona era tutto impegnato per il Covid".
Parlare, spesso consolare e rassicurare malati e loro famigliari mentre fuori imperversava il virus. Lo hanno fatto anche telefonicamente, i giovani della Croce Rossa, attraverso il servizio di telesoccorso, ormai ribattezzato 'telesupporto', visto che molte telefonate sono per alleviare la tensione psicologica di chi vive solo. E' toccato anche ad Alessandro, il più giovane dei quattro volontari CRI, ultimo arrivato e subito catapultato nella bufera, per quanto non sull'ambulanza, ma nella centrale operativa. "Ho cominciato il corso a settembre e l'ho finito a novembre - racconta - avrei voluto continuare ma non c'è stato tempo, perchè è iniziata l'emergenza". Così, il suo tirocinio è entrato subito nel vivo: un compito delicato e non semplice ricevere le telefonate, capire se l'ambulanza appena inviata in un posto poteva poi essere ad un certo orario in un altro, calmare persone che si innervosivano. "Ricordo anche momenti molto toccanti, come quando ho dovuto dire che proprio non avevamo nessuno a disposizione a una signora che mi stava elencando tutte le sue patologie. Purtroppo le ho dovuto dare i numeri di telefono delle altre associazioni, in quel momento ho sentito i miei limiti. Io comunque avrei preferito rendermi utile sulle ambulanze". "La centrale operativa è il cuore di tutto il sistema", precisa Uberti, "un compito importantissimo, quello svolto da Alessandro". 19 anni, finita la maturità aveva appena iniziato a frequentare i corsi di Aeronautica Civile a Nembro, il suo sogno è pilotare aerei. "Perchè sono entrato alla Croce Rossa?", ci spiega. "Un giorno ho causato un incidente mentre guidavo e una persona in bicicletta era rimasta a terra. E' arrivata l'ambulanza, io ero praticamente sotto shock. Quei soccorritori oltre ad aver assistito la signora, mi hanno detto parole che sono riuscite a farmi sentire meglio. E' lì che ho capito che fare star meglio gli altri è quello che voglio fare anch'io".

Il volontariato nell'era del Covid per questi ragazzi è stato un modo per aiutare gli altri ma anche se stessi: "Aver finito il tirocinio a cavallo del Covid mi ha fatto prendere subito il ritmo", dice Alessandro; "tutto questo mi ha aiutato a prendere decisioni e assumermi delle responsabilità", aggiunge Nicole. E soprattutto ha fatto nascere nuovi e più stretti legami tra loro, li ha fatti diventare una famiglia, in quei terribili due mesi, tra fine febbraio e fine aprile, in cui la loro casa è stata lì in via Persico.

19/05/21

APERTURA UFFICI

10/05/20

VITA DI COMUNITA' AL TEMPO DEL VIRUS: L'ESPERIENZA DI 'DOPO DI NOI, INSIEME'

Lo stallo causato dalla pandemia da Covid ha rallentato anche il trasferimento nella nuova sede di Via XI febbraio della comunità per disabili gravi di via Cattaro. L'ultimo piano dell'immobile ristrutturato dalla Fondazione Città di Cremona presso casa Barbieri - Raspagliesi e pronto ormai da oltre un anno, è stato adeguato per consentire il trasferimento e dare modo agli altri inquilini di via Cattaro, la fondazione Dopo di Noi Insieme, di avere spazi più grandi e mettere in campo nuove progettualità.
Si attendono dunque tempi migliori. Ma come sono stati vissuti questi ultimi due mesi di lockdown da chi vive in comunità? Lo abbiamo chiesto a Libero Zini, presidente di Dopo di Noi, Insieme. "E' un periodo di isolamento pesante, credo che l’ultima uscita che i ragazzi hanno fatto sia stata un lunedì di due mesi fa”. Da una ventina di volontari, tra cui quelli del servizio civile, che a turno fornivano assistenza creando anche un po’ di varietà alle giornate, si è passati ai soli operatori della cooperativa Società Dolce e sono vietate le visite dei famigliari. “E’ stata una situazione nuova sia per i famigliari che per i ragazzi; si organizzano giochi e intrattenimenti vari per alleviare il peso psicologico del lockdown; ma quello che ha giovato molto sono state le videochiamate che tranquillizzano i ragazzi e soprattutto i familiari”. Sospesa anche la frequenza dei Centri diurni, dove gli ospiti si recavano abitualmente nei periodi di normalità, a pesare più del virus sono le conseguenze psicologiche della chiusura ad ogni forma di contatto con il mondo esterno.

“Lo stare chiusi in casa è stato pesante, ma inventando ogni giorno qualche attività diversa siamo riusciti a reggere. La preoccupazione maggiore, al di là del virus è il morale, sia dei disabili, ma anche dei genitori. Ieri parlavo con una mamma sola, che era molto contenta, perché aveva sentito il figlio contento”.

Le attività esterne che scandiscono l’anno sono naturalmente sospese: coro degli alpini in primavera, pranzo sociale a fine maggio, che quest’anno avrebbe dovuto avere luogo alla Pro Loco di Pieve San Giacomo; forse si salverà l’esibizione del coro Paulli prevista in autunno. A peggiorare le cose c’è l’azzeramento delle offerte, cosa comprensibile in un periodo in cui l’attenzione generale è stata sull’emergenza sanitaria.

14/04/20

LA FONDAZIONE RICORDA MASSIMO TERZI, IDEATORE E PROGETTISTA DEL CENTRO GERIATRICO

La notizia della morte di Massimo Terzi, il 10 aprile 2020, ha colpito profondamente anche la nostra Fondazione, in quanto nella veste di architetto è stato l'artefice di quello che oggi è il complesso di Cremona Solidale, tanto diverso dal vecchio 'soch' di un tempo. Sua la progettazione delle nuove palazzine sorte a partire dall'anno 2000 sul retro della villa storica e battezzate coi nomi dei benefattori Emilio Mainardi, Teresa e Mario Somenzi e Libero Azzolini.

Di questa nuova concezione di una residenza per anziani, l’architetto Massimo Terzi è stato ideatore e progettista, "era solito chiamarla affettuosamente e orgogliosamente la mia creatura", ricorda Uliana Garoli, presidente di Fondazione Città di Cremona. "Sua l’idea di ricreare negli ampi spazi dedicati agli anziani la struttura della antica corte aperta che caratterizza le nostre cascine. Spazi ampi per i momenti di socializzazione e utilizzabili per vivere anche all’aperto. Gli ariosi giardini come cortili, ma protetti dagli ampi porticati dove poter sostare nei periodi di tempo buono.
"Qui lascia la sua impronta a testimoniare il suo amore per le tradizioni e i luoghi del nostro territorio. Quando ci incontravamo mi esprimeva soddisfazione e apprezzamento per il progetto di restauro della palazzina storica, ora in fase avanzata di progettazione che, una volta concluso, era certo avrebbe dato ancora più valore alla parte nuova del centro. Qui rimarrà il suo ricordo indelebile".

02/04/20

Comune di Cremona - Sostegno alimentare per emergenza COVID

Il Comune di Cremona ha pubblicato l'avviso e il modulo per richiedere un sostegno alimentare da parte chi si trova in difficoltà conseguentemente all'emergenza sanitaria COVID 19.

I numeri da chiamare per compilare il modulo via telefono sono:
0372 407894 - 407359 - 407963 oppure 333 614 3338 da giovedì 2 e venerdì 3 aprile dalle 9 alle 18, sabato 4 aprile dalle 9 alle 12.30

L'indirizzo mail per inviare il modulo compilato è buonospesa@comune.cremona.it

E' possibile scaricare l'avviso e il modulo dal sito del Comune di Cremona al seguente link:

 

https://www.comune.cremona.it/node/495164

18/02/20

PARCO FOTOVOLTAICO: QUALCHE CHIARIMENTO DALLA PRESIDENZA

Il dibattito che si è sviluppato sulla carta stampata sul possibile insediamento di un impianto per la produzione di energia elettrica da fotovoltaico sui terreni di Fondazione Città di Cremona, ha indotto la Presidente Uliana Garoli a relazionare nel consiglio Comunale del 17 febbraio 2020, dove i partiti politici M5S, Forza Italia e Lega avevano presentato tre ordini del giorno. con giudizi negativi sull'operazione. La presidente ha illustrato la genesi della proposta imprenditoriale e i motivi per cui lo scorso Consiglio di amministrazione aveva deciso di non scartare a priori un'iniziativa che oltre a garantire un introito significativo per le casse dell'ente - soprattutto in vista degli ingenti investimenti per il recupero della palazzina storica del Soldi - comportava la produzione di energia elettrica senza emissioni di Co2, un obiettivo perseguito sia a livello globale che locale.
Questo il testo integrale dell'intervento della Presidente, utile a sgombrare il campo da fraintendimenti circa la trasparenza e la correttezza del metodo seguito dalla Fondazione nell'esaminare la proposta ricevuta.

Ringrazio il Presidente del Consiglio Comunale e i capigruppo per aver accolto la mia richiesta di riferire alla massima assemblea cittadina sul dibattito che si aperto in città sulla proposta di un impianto fotovoltaico sui terreni di Fondazione.

Come noto gli ultimi cinque anni di mandato sono stati connotati da importanti progetti in parte completati e in parte avviati che hanno visto la valorizzazione del patrimonio di Fondazione i cui immobili sono per oltre la metà impegnati in attività sociali e di welfare e concessi in comodato gratuito (sede di Cremona Solidale, Agropolis ecc.) .
Gli obiettivi del nuovo mandato mirano a completare quanto avviato più rapidamente possibile e con efficacia, in questo contesto si colloca il completamento della ristrutturazione della palazzina storica di Cremona Solidale per rendere sempre più adeguati gli spazi dedicati ai servizi per le persone anziane.

La scorsa estate siamo stati contattati da un investitore straniero che ha manifestato interesse per il fondo agricolo adiacente a Cremona Solidale per il fatto che si trova vicino a una stazione ricevitrice elettrica.

La necessità di poter dare una risposta in tempi rapidi derivava da un fatto molto semplice. L’investitore richiedeva un risposta chiara rispetto alla nostra disponibilità di concedere il terreno in diritto di superficie per poter iniziare a progettare l’iniziativa. Alla domanda avremmo dovuto rispondere con un si o con un no. Diversamente non saremmo qui a parlarne per approfondire il tema.

Da qui la risposta interlocutoria di Fondazione. Avremmo avuto la necessità di un assenso di larga massima dall’amministrazione e di dare visibilità pubblica alla richiesta.

Altro punto posto all’attenzione dei proponenti la possibilità di realizzare la copertura con un impianto fotovoltaico del parcheggio di Cremona Solidale, con il duplice vantaggio: quello di ombreggiare e proteggere l’area dalle intemperie e contemporaneamente produrre energia utilizzabile dall’azienda per il proprio fabbisogno energetico.

Ora l’assenso di massima da parte dell’amministrazione c’è stato anche se non si era in presenza di un vero e proprio progetto, come correttamente ha risposto l’assessore Pasquali all’interrogazione che le è stata rivolta.

Sulla proposta pervenuta, sia da parte del sindaco e della giunta sia da parte dei consiglieri di Fondazione si è espressa la massima prudenza in merito ad un’iniziativa che, tuttavia, è apparsa sicuramente interessante ed eticamente sostenibile rispetto all’obiettivo di produzione di energia pulita, inserito nelle linee per arginare i cambiamenti climatici attraverso la riduzione dell’emissione di CO2.

La valutazione è stata di tipo etico ed economico.

Sul piano etico/ambientale l’iniziativa è apparsa in linea con gli obiettivi europei e quelli che si è dato il nostro paese con il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) circa gli obiettivi 2030 sulle rinnovabili.

Inoltre va osservato che il tipo di impianto proposto, che la nostra legge nazionale definisce di pubblica utilità ( d. Lgs 387 del 2003), non gode di incentivi ne’ di contributi di alcun genere, pertanto non grava sulle bollette delle famiglie ma utilizza interamente capitali privati, in questo caso capitali stranieri che potrebbero essere investiti sul nostro territorio con beneficio anche sull’indotto con ricadute sulle imprese locali.

Sul piano economico la proposta è stata valutata molto interessante per Fondazione, proprio per poter continuare la propria opera di valorizzazione del patrimonio e nello stesso tempo di restituzione in attività sociali di sostegno al welfare della città.

Quanto alla procedura attivata, considerato che in questi giorni molto si è scritto sulla stampa locale in merito alla presunta volontà di insabbiare o nascondere l’iniziativa, devo rappresentare a questo consiglio che, pur non avendone l’obbligo, è stato pubblicato l’avviso con tutte le caratteristiche del caso sul sito della Fondazione per ben 45 giorni allo scopo di invitare tutti gli interessati a presentare offerte migliorative.

Linea Green Srl si è dimostrata interessata all’iter, ma la busta dell’offerta presentata conteneva una richiesta di sospensione del meccanismo di aggiudicazione appellandosi all’applicazione del codice degli appalti, non applicabile all’oggetto specifico. Sospensione che non si è potuto accogliere.

Quanto all’opportunità economica devo sottolineare che l’attuale rendita annua per i 15 ettari ad uso agricolo è di € 12.600 anno; la proposta dell’investitore per la concessione in diritto di superficie è di € 38.300 anno, che in 30 anni renderebbe € 1.150.000, di cui la prima metà di € 575.000 alla firma del contratto e il resto in cinque anni.

L’offerta ci è sembrata interessante anche sotto il profilo della valorizzazione del lascito a suo tempo ricevuto.

La condizione per poter stipulare il contratto, ovviamente è che il progetto, una volta presentato, superi l’iter autorizzativo di Regione e Provincia per il quale sono previsti dall’investitore 18 mesi. Solo dopo la conclusione dell’iter si potrebbe stipulare il contratto di concessione in diritto di superficie del terreno.

È di tutta evidenza che l’opportunità economica andava valutata con la massima attenzione.

A prescindere dall’iter autorizzativo previsto dalla normativa vigente, si è valutato con altrettanta attenzione l’aspetto dell’impatto visivo/paesaggistico e quello dell’utilizzo di suolo agricolo.

Su questi aspetti amministrazione e consiglio di amministrazione dell’ente hanno concentrato l’attenzione e peraltro su questi punti si è altresì sviluppato il legittimo dibattito in città.

Anche su questo il nostro cda ha fatto delle valutazioni, in particolare rispetto l’utilizzo di suolo agricolo.

Ora, sappiamo che nella nostra pianura non esiste reale alternativa all’integrazione alla produzione di energia pulita rispetto al fotovoltaico, infatti non ci sono le condizioni per l’eolico e l’idraulico. Il tipo di impianto proposto presenta pali infissi nel terreno coltivato a prato, senza cls e, per le descrizioni che abbiamo a disposizione, non ne altera la biodiversità, non ne modifica le caratteristiche poiché mantiene l’areazione, l’umidità, consente l’infiltrazione dell’acqua nel sottosuolo ecc.

Non si può dunque parlare di consumo di suolo ma di utilizzo temporaneo di suolo agricolo per produrre energia pulita.
Oggi il fondo è coltivato a mais, la coltura meno indicata per la biodiversità faunistica e floristica.
Il terreno del fondo assumerebbe la caratteristica del prato stabile senza uso di erbicidi o insetticidi. La recinzione rimarrebbe sollevata da terra per consentire il transito di piccoli animali.

Quanto all‘impatto paesaggistico verrebbero piantumate essenze autoctone che, oltre a mitigare l’impatto visivo, favorirebbero assieme al prato l’habitat per la fauna ecc. Si può affermare, dunque, che a livello ambientale il terreno migliora e non peggiora.

A queste considerazioni si deve aggiungere l’accresciuta sensibilità sulla necessità di produrre energia ad emissioni zero di CO2 per sostenere la mobilità elettrica: bus elettrici, auto elettriche ecc. .
Di certo aumenta il fabbisogno, ma la mobilità elettrica non sarà mai ad emissioni zero se accettiamo che la produzione di energia elettrica provenga da fonti fossili ( in Italia più del 60%) .

Allora la domanda alla quale il legittimo dibattito che si è aperto in città, grazie a questa opportunità che ha Fondazione di possedere un fondo vicino ad una cabina primaria, è quale contributo intende dare la nostra città alla produzione di energia pulita?

Personalmente ritengo che l’opportunità data possa essere vista, senza pregiudizi, come un accettabile compromesso, vista la finalità.

Si scrive che gli impianti dovrebbero essere fatti sui tetti.
Fondazione in questo ha già investito molto realizzando fin dal 2011 l’impianto sui tetti di Cremona Solidale ( impianto che produce 600 kW).
Il tema sicuramente merita un approfondimento per la difficoltà ad effettuare impianti nei centri storici, perché le aree dismesse hanno prezzi elevati e gli investitori non le considerano e sui capannoni industriali, vista la situazione economica, poche aziende investono anche in assenza degli incentivi che hanno sostenuto lo sviluppo in passato.
Oggi la sostenibilità passa attraverso realizzazioni di grandi dimensioni agevolate dall’economia di scala.
Si pensi che per realizzare una produzione di 10 MW servirebbero i tetti di 3.500 villette o 350 condomini o 35 tetti di grandi dimensioni.

Queste sono le considerazioni che abbiamo condiviso in seno al consiglio di amministrazione nel quale abbiamo votato sempre all’unanimità. Ricordo che il consiglio era costituito oltre che dalla sottoscritta, dal consigliere Storti che ha partecipato al cda che ha dato l’avvio alla procedura di avviso pubblico, al consigliere Bassi ingegnere che ha operato per tutta la vita professionale nel settore energetico e delle utilities, dal consigliere Bosio primario di pneumologia che, quanto all’effetto della qualità dell’aria sulla salute ha una grande esperienza e dalla consigliera Romagnoli insegnante che si occupa di fragilità nell’infanzia.

Allo stato attuale, in merito alla proposta pervenuta, Fondazione si è limitata a verificare con la procedura di evidenza pubblica se vi fossero altri interessati all’iniziativa. Sul terreno è rimasta la società Juwi Development 02 Srl con la quale ad oggi non si è ancora proceduto alla stipula di alcun contratto preliminare.

Nella speranza di aver dato elementi utili al merito del dibattito, auspico che questo consiglio comunale voglia approfondire con la stessa attenzione gli aspetti che hanno occupato gli amministratori della Fondazione, con lo spirito di continuare a realizzare nel migliore dei modi gli obiettivi dell’ente a vantaggio della cittadinanza più debole, con uno sguardo sempre rivolto al futuro.